Articolo di maggio 2024

E’ vero che gli aperitivi fanno male?

L’etimologia del termine “aperitivo” deriva dal latino aperitivus, che significa “ciò che apre”. La regola vuole che si consumi prima del vero pasto, solitamente prima della cena, proprio perché ha la funzione di “aprire lo stomaco”, cioè stimolare l’appetito.

Un comune aperitivo è composto da cocktail come spritz, gin tonic, mojito, bloody mary, ecc. oppure bevande alcoliche come vino e birra. A questo gli aggiungono gli snack salati, come patatine, salatini, olive, pizzette o focacce generalmente industriali, tramezzini farciti con salse elaborate, tipo maionese, ketchup, salsa tonnata, ecc., cibi fritti come arancini o crocchette di patate, affettati grassi, ecc.

Ne consegue che, in moltissimi casi, l’apporto calorico di un aperitivo con stuzzichini può di gran lunga superare quello della cena e diventare un pasto ipercalorico, con calorie derivate da alcolici, grassi (anche idrogenati) e zuccheri, perciò poco nutriente.

Si ricordi, quindi, che l’aperitivo è sicuramente un momento di svago e di socialità, ma può diventare un nemico dell’equilibrata alimentazione se non si consuma nel modo giusto. Introdurre un apporto calorico maggiore di quello di un pranzo o di una cena completa, soprattutto se fatto d’abitudine, può far perdere il controllo delle calorie e sbilanciare l’apporto dei principi nutritivi necessari al nostro organismo.

Ma cosa fare se si esagera con l’aperitivo? Se durante l’aperitivo si è esagerato con gli snack salati o si è fatto il bis (o il tris!) di alcolici, occorre alleggerire il pasto successivo consumando alimenti con pochi grassi e zuccheri, aggiungendo una buona quantità di fibre, come un passato di verdure da condire eventualmente con formaggio grana grattugiato al posto del sale o un’insalatona. Bisogna ricordare che l’attività fisica regolare aiuta a metabolizzare le calorie in eccesso dell’aperitivo, ma con una camminata veloce di 30 minuti si consumeranno solo 100 kcal circa.

E chi deve limitare gli aperitivi? Devono fare maggiore attenzione alla qualità e quantità del cibo assunto durante l’aperitivo le persone in sovrappeso o con obesità, soprattutto se complicate da ipercolesterolemia o diabete di tipo 2. Inoltre, si ricordi che, se assunto cronicamente in elevate quantità, l’alcol compromette la salute del fegato, perciò meglio assumerlo di rado se già si hanno condizioni epatiche come steatosi o transaminasi alte.

Allora, come fare un aperitivo salutare? Innanzitutto occorre limitare l’aperitivo alcolico a 1-2 volte alla settimana, facendo attenzione a non esagerare con gli stuzzichini. Bisogna evitare amari e cocktail per l’elevato contenuto di alcool e zuccheri aggiunti (spesso sciroppi aromatizzati), ma anche drink che contengano bibite zuccherine gassate (acqua tonica, cola, limonata, ecc.) o succhi di frutta zuccherati. Se volete bere qualcosa di alcolico, dovete optare, piuttosto, per una birra piccola o un calice di vino, come prosecco oppure uno spritz, ma è vietato fare il bis!

È opportuno scegliere bevande analcoliche, ad esempio un estratto di frutta o di verdure fresche, un succo di pomodoro, una spremuta di agrumi o semplice acqua aromatizzata con pezzettini di frutta oppure con lime, zenzero, cetriolo o menta.

Resta poi il problema di cosa mangiare all’aperitivo. Infatti, gli stuzzichini da aperitivo sono davvero tanti e fare una scelta salutare non è sempre facile. Per orientarsi seguite questi consigli.

Studio di Cure Naturali 

Professor Luca Mario PITROLO GENTILE 

Medico Dietologo e Nutrizionista

Tel. 0294964925

Tel. 0294602864

Whatsapp e Mobile 3331682902 

e-mail: lucamario.pitrologentile@virgilio.it

Il perché del lunedì

Come calcolare il metabolismo?

Vi siete mai chiesti quale metabolismo abbiate?

Per perdere peso, è necessario conoscere il proprio metabolismo basale. Ma cos’è il metabolismo basale? È la quantità di calorie che il nostro corpo brucia a riposo per svolgere le funzioni vitali, come la respirazione, la circolazione del sangue e la regolazione della temperatura corporea. È, in sostanza, l’energia minima di cui il nostro corpo ha bisogno per sopravvivere. Tuttavia, è importante ricordare che il metabolismo basale è il fattore principale che, insieme con l’energia utilizzata per la digestione del cibo e per svolgere l’attività fisica, concorre al determinismo del dispendio energetico totale. Diversi fattori influenzano il metabolismo basale. Primo fra tutti, l’età: il metabolismo basale tende a diminuire con l’avanzare dell’età, a causa della perdita di massa muscolare. Il sesso è un altro fattore importante: gli uomini tendono ad avere un metabolismo basale più alto delle donne, in quanto hanno una percentuale di massa muscolare maggiore. Anche il peso influisce sul metabolismo basale: più una persona è pesante, più alto sarà il suo metabolismo basale. Inoltre, la statura e, conseguentemente, la superficie corporea svolgono un ruolo significativo nel determinare il metabolismo basale di una persona: più si è alti e più si brucia e viceversa. Infine, anche la temperatura ambientale e la dieta possono influenzare il metabolismo basale. Diventa, dunque, indispensabile conoscere l’entità del metabolismo basale di ciascuno di noi. Per calcolare il metabolismo basale esistono diversi metodi. Tra tutti il più accurato e preciso è rappresentato dalla bioimpedenziometria. Infatti, questa metodica strumentale, attraverso l’analisi della composizione corporea e la misurazione della massa muscolare, è in grado di stimare con estrema precisione il metabolismo basale. Lo strumento presenta una forma che ricorda una bilancia ma in realtà è una sofisticata apparecchiatura biomedicale all’avanguardia. Del resto, il metabolismo basale è un parametro fondamentale per chiunque sia interessato a perdere peso. Conoscere il suo valore aiuta a perdere peso combinando una dieta equilibrata con un’attività fisica regolare.

Il perché del lunedì

Metabolismo lento?

Chissà quante volte avrete sentito dire: “Mangia più di me, ma io ingrasso e lui no: perché?” Oppure: “Mangio poco e ingrasso subito, mentre lui può mangiare quello che vuole e rimane sempre uguale”. O ancora: “Perché, pur seguendo le indicazioni che a un amico o a una parente hanno fatto perdere i chili in eccesso, la stessa dieta su di me non ha effetto? E perché, pur avendo un commensale che fa sistematicamente il «bis», mi sento più appesantito di lui? Quante volte, al di là della stagione, è capitato di pronunciare o ascoltare queste parole? Inutile negarlo: a ciascuno di noi, almeno una volta nella vita. La risposta a questi quesiti è da ricercare nel profilo metabolico di ognuno di noi, il convitato di pietra che regola le oscillazioni del nostro peso corporeo. È questo elemento, più di qualsiasi falsa promessa, a spiegare perché due persone possono reagire in maniera diametralmente opposta, dopo aver consumato il medesimo pasto. Dunque, non esiste una dieta buona per tutti. Secondo studi recenti, infatti, esistono soggetti più propensi a ossidare i grassi e altri più inclini a fare lo stesso con gli zuccheri. Questi ultimi, pur seguendo una dieta normocalorica, guadagnano più peso nel tempo. Ciò accade perché non consumano tutti i grassi ingeriti con la dieta, ma li immagazzinano nel corpo come tessuto adiposo. Riserve che, poco alla volta, si espandono e spostano in avanti la lancetta della bilancia. Al di là di quello che mangiamo, dunque, è il nostro profilo metabolico a determinare il mantenimento di un adeguato girovita. Questo parametro è condizionato dalla genetica, dagli ormoni, dalla dieta e dallo stile di vita. Sapere se rientriamo in una o nell’altra tipologia può aiutarci a scoprire se siamo più o meno a rischio di guadagnare peso. Una risposta che, per gli esperti, può tradursi nell’opportunità di mettere a punto approcci personalizzati per combattere sovrappeso e obesità.

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