L’ipertensione arteriosa è una patologia caratterizzata da un aumento della pressione sanguigna con valori di massima superiori o uguali ai 140 mmHg (135 se automisurata al domicilio) e di minima superiori o uguali ai 90 mmHg (85 se automisurata al domicilio). Ovviamente nei bambini, nelle donne gravide, nei diabetici e in patologie specifiche, per definire se la pressione arteriosa si possa considerare normale o viceversa, vengono presi, come punti di riferimento, valori più bassi. L’innalzamento della pressione arteriosa, oltre i valori considerati normali, non si accompagna sempre alla comparsa di sintomi poiché, se l’aumento della pressione avviene in modo graduale, l’organismo si abitua progressivamente a valori sempre un po’ più alti e non invia alcun segnale. Tuttavia, anche nei casi in cui l’organismo invii segnali, i sintomi sono generalmente aspecifici e rappresentati solo da mal di testa, specie al mattino, stordimento e vertigini, ronzii nelle orecchie (chiamati acufeni), alterazioni della vista (presenza di puntini luminosi davanti agli occhi), perdite di sangue dal naso (epistassi). La diagnosi va posta il più precocemente possibile in quanto l’ipertensione è uno dei fattori di rischio d’insorgenza della malattia cardiovascolare aterosclerotica (per esempio: l’ictus, l’infarto del miocardio, lo scompenso cardiaco e le malattie arteriose periferiche) e di insufficienza renale. In una percentuale molto bassa (5%) l’ipertensione rappresenta la conseguenza di malattie, congenite o acquisite, che interessano i reni, i surreni, i vasi, il cuore, e per questo viene definita ipertensione secondaria, ma nella restante percentuale (95%) rappresenta una patologia causata da più fattori non sempre facilmente individuabili. Tra le diverse condizioni che predispongono all’insorgenza di ipertensione arteriosa vanno ricordate la familiarità, l’età, alcune patologie come il diabete e soprattutto stili di vita non corretti che portano ad aumentare di peso. Fra ipertensione e obesità è possibile rintracciare collegamenti ben precisi: il tessuto adiposo non funge solo da deposito energetico delle calorie in eccesso, ma si comporta come un vero e proprio organo endocrino (ormonale) con funzione secretiva. Le relazioni fra tessuto adiposo viscerale, alterazioni endocrine e patogenesi dell’ipertensione arteriosa sono numerose e complesse: per indagarle occorre fare ricorso alla bioimpedenziometria mentre per trattarle bisogna sempre partire dalla dieta. Ma ben pochi pazienti accettano di seguire una dieta per controllare la pressione arteriosa. Le ragioni? Semplice! Molti pazienti rifiutano di seguire diete specifiche in quanto pensano che sia sufficiente assumere il farmaco antipertensivo per dominare l’ipertensione. Altri ancora pensano che per dominare l’ipertensione con la dieta sia necessario perdere molti chili e sottoporsi a sacrifici immensi. Tutto questo è profondamente falso. Un corretto stile alimentare e di vita può essere di grande aiuto nel mantenere nei limiti di norma i valori della pressione arteriosa. Nelle forme più lievi o più responsive può rappresentare l’unica terapia e, inoltre, un’alimentazione adeguata è di grande aiuto anche in associazione alla terapia farmacologia, in quanto aumenta l’efficacia dei farmaci antipertensivi permettendo di ridurne la posologia e il numero (in caso della associazione di più farmaci). Per seguire una corretta alimentazione occorre ridurre i grassi soprattutto di origine animale, le bevande ed alimenti ricchi di zuccheri e aumentare l’assunzione di adeguate porzioni di frutta e verdura. Occorre anche ridurre l’uso del sale e il consumo di alimenti ricchi in sodio mentre occorre aumentare l’apporto di alimenti ricchi in potassio e calcio, che riducono i valori di pressione. Bisogna prediligere il consumo di cibi con un basso contenuto di grassi saturi e colesterolo, scegliere cibi ad elevato contenuto di amido e fibre e basso tenore in zuccheri semplici, cucinare senza grassi aggiunti e preferire metodi di cottura semplici come: vapore, microonde, griglia o piastra, pentola a pressione, piuttosto che la frittura, la cottura in padella o i bolliti di carne. Per controllare la pressione arteriosa con la dieta non è necessario digiunare ma, soltanto, mangiare meglio. Valgono più le scelte qualitative di quelle quantitative.
Studio di cure naturali
Professor Luca Mario PITROLO GENTILE
Medico Dietologo e Nutrizionista
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