Secondo un’inchiesta condotta dall’Independent, quotidiano britannico, un terzo dei centri medici in Inghilterra e diversi ospedali in Galles vietano operazioni per protesi ad articolazioni, come l’anca e il ginocchio, a chi è considerato eccessivamente pesante. A questi pazienti, prima di essere inseriti sulla lista d’attesa per l’intervento, viene chiesto di perdere peso per ridurre i rischi di complicazioni. Tuttavia, benché su questo atteggiamento sia impossibile non essere d’accordo, sorge spontanea una domanda: “Siamo davvero sicuri che l’eccesso di peso corporeo sia sempre e solo dovuto all’aumento della massa grassa?” Infatti, il peso complessivo di un individuo può dipendere, oltre che dalla massa grassa, anche dallo stato di idratazione (acqua corporea totale), dallo sviluppo dell’impalcatura scheletrica (ossa grosse), dalla massa muscolare (corporatura atletica). Dunque, come fare per capire se il peso dipenda dal grasso o da altre componenti? Innanzitutto è opportuno riflettere sulla definizione di obesità, condizione clinica nella quale, a causa di un difettoso equilibrio fra introito calorico e consumo energetico, si verifica un aumento patologico del tessuto adiposo. Nell’uomo l’eccessivo accumulo di grasso si attua attraverso un aumento del volume e del numero delle cellule adipose ed è caratterizzato sostanzialmente da un esagerato e diffuso accumulo di trigliceridi. Può avere inizio in qualunque età della vita, si sviluppa progressivamente e può portare il peso del paziente a livelli estremamente elevati che, in alcuni casi, eccedono oltre i limiti imposti dalle esigenze scheletriche e fisiche. Esistono, tuttavia, condizioni nelle quali l’aumento del peso corporeo dipende dalla presenza di condizioni diverse da un eccesso di grasso corporeo quali l’ascite, l’aumento della massa magra conseguente ad attività sportiva, la gravidanza, eccetera.
Pertanto qualsiasi definizione di obesità che faccia riferimento esclusivamente al peso corporeo può essere considerata imprecisa. Per fornire una definizione ideale di obesità si dovrebbe piuttosto prendere in considerazione la percentuale di massa corporea grassa rispetto alla massa corporea magra. Di solito si considera normale il soggetto la cui massa adiposa non superi il 15% del peso corporeo. L’obesità si definisce invece come la presenza di una percentuale di grasso superiore al 25-30% del peso corporeo nella donna e superiore al 20-25% nell’uomo. Nella pratica clinica tuttavia non è agevole misurare la massa grassa e la massa magra e pertanto l’obesità viene definita come un eccesso ponderale percentuale rispetto a un peso ideale. Ciò può comportare degli errori grossolani di valutazione in individui con variazioni marcate dello sviluppo scheletrico, della massa muscolare e dei volumi idrici. Oggigiorno, infatti, non è più sufficiente definire il sovrappeso o l’obesità in base alle sole tabelle che mettono il peso in rapporto alla statura, ma è indispensabile conoscere la composizione corporea perché il peso esprime la massa totale, l’insieme cioè del grasso, dei muscoli, delle ossa e dell’acqua.
Pensare quindi che la variazione di peso riscontrato sulla bilancia corrisponda solo alla nostra massa adiposa è sicuramente sbagliato. Le variazioni del peso, infatti, possono verificarsi sia per il comparto fluido (l’acqua totale e la sua distribuzione dentro e fuori le cellule) e sia per il comparto solido (grasso o muscoli). Un organismo che funzioni bene deve avere l’acqua extracellulare intorno al 45%, quella l’intracellulare intorno al 55%, la massa muscolare non inferiore al 20% e il tessuto adiposo entro una percentuale compresa tra il 15% e il 25%. Questi sono dei valori indicativi in quanto il sesso e l’età determinano delle variazioni significative. Quindi, per diagnosticare l’obesità occorre uno studio della composizione corporea.
L’odierna tecnologia ha messo a disposizione dei medici metodiche di facile e sicuro impiego. Tra tutte, la bioimpedenziometria rappresenta attualmente il metodo scientifico più preciso ed attendibile per misurare la composizione corporea. Si tratta di un esame di tipo bioelettrico per l’analisi quantitativa e qualitativa della composizione corporea. Il metodo è semplice, non invasivo e consiste nell’applicazione al corpo di una debole corrente alternata. La misurazione della resistenza che la corrente applicata incontra nell’attraversare il corpo umano ci consente di stabilire, grazie ad opportune formule, la composizione corporea.